Con soddisfazione abbiamo trovato l'articolo su La Stampa del 5 febbraio 2018, a cura di Antonella Boralevi, articolo in cui ci ritroviamo e che trascriviamo in parte. Il grassetto è stato aggiunto da noi.
La professoressa di psicologia che ha inventato a Yale un corso di felicità se lo è visto frequentare da 1147 allievi. Il più alto numero di iscritti nei 300 anni divita della Università. Lei si chiama Laurie Santos, ha 42 anni e ammette che il corso «mi ha reso felice». Il suo insegnamento si basa su lettura di testi non specificati, analisi dell’articolo della Costituzione Americana che sancisce «il diritto alla felicità». E compiti a casa genere «Fatti un nuovo amico».
Ora, se il mio compito a casa è «Fatti un nuovo amico»
e io non ci riesco, anzi magari incappo in un bullo che mi umilia, il corso di
certo non mi avrà reso felice. Per antifrasi, forse potrebbe rendermi felice
non frequentare un corso di felicità.
Perchè la sua felicità, ciascuno di noi è
perfettamente capace di definirla. E anche di riconoscerla. Di solito, la
riconosciamo al passato. Quasi mai sul momento. Ma c’è anche chi è in grado di
dire a sé stesso o a un altro «Fermati. Guarda. Non senti come siamo felici
adesso?».
Inoltre, secondo me, magari sbaglio, tra le poche cose
certe nella bimillenaria diatriba sulla felicità, c’è che si tratta di una
condizione esclusivamente e assolutamente dell’io. Ovvero che ciascuno di noi
ha una sua personale felicità.
Sentirsi dire dalla professoressa Santos che i soldi
nulla hanno a che fare con la felicità, non mi pare una scoperta. Mi intriga di
più la realpolitik del detto, sempre americano, che asserisce che, dovendo
piangere, è meglio poterlo fare dentro una Roll’s Royce che dentro
un’utilitaria scassata.
E alla fine, come ricerca della felicità, proporrei di
seguire il sentiero degli anziani. I maestri. Tutti, ma proprio tutti, poco
prima di morire (e magari sono stati cinici e malati di potere e di successo e
di denaro per tutta la loro vita) ci dicono: «L’unica cosa che conta è quanto
hai saputo amare. Senza aspettarti nulla in cambio.
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