domenica 23 luglio 2017

Il rischio dell'amore


Dopo una breve pennellata riassuntiva sulla domanda che urge dentro di noi, perché è innegabile che il nostro cuore chiede, anela a un “oltre”, si sente fatto per l’infinito...
viene la risposta, il VIAGGIO da intraprendere 
per rispondere alla chiamata dell'Amore.
Cercare colui che ci ha già trovati.
Essendo molto densi sia il libro che la lettura, ci limitiamo a riportare qui un tratto della relazione seguito da un brano che fa pensare ...

La cifra fondamentale della vita spirituale non sarà dunque la perfezione, il compimento inteso in senso moralistico, ma piuttosto l'incompiutezza. È proprio grazie a questo nostro essere continua­mente in corso d'opera che può entrare l'opera dì un Altro. È nel nostro limite che si compie il suo amore illimitato. È nella nostra attesa di compimento che si compirà pienamente la sua promessa.


E in questo continuo cantiere aperto, che è l'uomo, egli sa anche che tutto può diventare materiale da costruzione, ogni più piccolo momento di quotidiano. Per questo occorre non disperdere nulla, non buttare via nulla della nostra storia, della storia del mondo e dell'uomo. Perché potremmo accorgerci troppo tardi di aver sciupato qualcosa.


Qualche giorno dopo aver preso possesso della sontuosa villa, Ernst Kazirra, rincasan­do, avvistò da lontano un uomo che con una cassa sulle spalle usciva da una porticina secondaria del muro di cinta, e caricava la cassa su di un camion.
Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito. Allora lo inseguì in auto. E il camion fece una lunga strada, fino all'estrema periferia della città, fermandosi sul ci­glio di un vallone.

Kazirra scese dall'auto e andò a vedere. Lo sconosciuto scaricò la cassa dal camion e, fatti pochi passi, la scaraventò nel baratro; che era ingombro di migliaia e migliaia di altre casse uguali.
Si avvicinò all'uomo e gli chiese:
-          Ti ho visto portar fuori quella cassa dal mio parco. Cosa c'era dentro? E cosa sono tutte queste casse?
Quello lo guardò e sorrise:
Ne ho ancora sul camion, da buttare. Non sai? Sono i giorni. — Che giorni?
— I giorni tuoi.
— I miei giorni?
— I tuoi giorni perduti. I giorni che hai perso. Li aspettavi, vero? Sono venuti. Che ne hai fatto? Guardali, intatti, ancora gonfi. E adesso?
Kazirra guardò. Formavano un mucchio immenso. Scese giù per la scarpata e ne aprì uno. C'era dentro una strada d'autunno, e in fondo Graziella la sua fidanzata che se n'andava per sempre. E lui neppure la chiamava.
Ne aprì un secondo. C'era una camera d'ospedale, e sul letto suo fratello Giosuè che stava male e lo aspettava. Ma lui era in giro per affari.
Ne aprì un terzo. Al cancelletto della vecchia misera casa stava Duk il fedele mastino che lo attendeva da due anni, ridotto pelle e ossa. E lui non si sognava di tornare. Si sentì prendere da una certa cosa qui, alla bocca dello stomaco. Lo scaricatore stava diritto sul ciglio del vallone, immobile come un giustiziere.
– Signore! – gridò Kazirra. – Mi ascolti. Lasci che mi porti via almeno questi tre giorni. La supplico. Almeno questi tre. Io sono ricco. Le darò tutto quello che vuole.
Lo scaricatore fece un gesto con la destra, come per indicare un punto irraggiungibile, come per dire che era troppo tardi e che nessun rimedio era più possibile. Poi svanì nell'aria, e all'istante scomparve anche il gigantesco cumulo delle casse misteriose. E l'ombra della notte scendeva (Dino Buzzati, I giorni perduti).


La vita è breve e va giocata nell'unica modalità che è l'amore, l'attenzione all'altro, l'uscita da sé, al­trimenti conosceremo solo la sua distruzione sotto le acque del diluvio. E rimarremo sommersi, ma soprattutto non accorgendoci di nulla.


(Dalla lettura sul testo "La DOMANDA e il VIAGGIO" di Paolo Scquizzato  (Effatà editrice, Cantalupa 2014)., a cura della dott.ssa Angela Silvestri - seconda parte).

Dal sito www.chicercatrovaonline.it potete anche scaricare la registrazione e linkare al video su youyube.

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