Può
una malattia grave rendere le persone più “cattive”? E quanto la “cattiveria”,
del paziente o dei familiari, può influire ed ostacolare i percorsi di cura?
Secondo lo psichiatra Vittorino Andreoli, che non ama il termine
“cattiveria” perché “la psichiatria e la psicologia devono cercare di capire,
non di giudicare”, bisogna comprendere “il vissuto del paziente quando
viene a sapere che l’unica sua attesa è quella della morte”.
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