La malattia è una
riduzione della propria capacità, della propria efficienza, è un vivere di
meno, un poter fare di meno, secondo quello che uno invece pensa che potrebbe
fare, che si sente “fatto per fare”.
Le malattie sono
diverse come gravità e come aspetto: la malattia del cuore è diversa dalla
malattia del fegato, diversa dalla malattia del pancreas...
Così le diverse
realtà di profondità dell’uomo hanno malattie diverse con problematiche
diverse. Come interferiscono tra di loro?
Importante è “gestire le malattie”.
Uno sbaglio di gestione può portare delle conseguenze spiacevoli, un passaggio
della malattia da un livello all’altro.
La malattia fisica è il
limite fisico percepito in tutti i campi del corpo, dal sentire di meno, vedere
di meno, muoversi di meno, avere lo stomaco che non funziona...
La malattia fisica si
può trasformare anche in una malattia mentale se, ad esempio, io non la
accetto. Questo non vuol dire essere contenti di averla, vuol dire
curarla nel modo più opportuno. Io accetto di avere mal di stomaco quando
cambio la mia vita in modo opportuno.
La malattia fisica è importante dal punto di
vista mentale, secondo l’appoggio che io ho sul
corpo. Che cosè l'appoggio sul corpo? «Io sono grande, sono
bello, sono forte, perché il mio corpo è efficiente». Hemingway, quando
vide la decadenza del suo corpo, si suicidò: non poteva più essere felice, non
poteva più avere efficienza fisica: quello era un appoggio sul corpo!
Il bambino è appoggiato sul
corpo, perché è l’unica cosa di cui ha la percezione, ci vuole tempo perché
arrivi ad appoggiarsi su qualcosa di più profondo. Anche l’adolescente è ancora
molto appoggiato sul corpo. Se questo appoggio
sul corpo resta, andando avanti negli anni per il maschio ad esempio viene un
problema di pancia, ad una certa età cresce la pancia e questo disturba. A una
certa età il maschio tende a diventare calvo e questo, se uno è appoggiato sul
corpo, crea dei problemi psichici, mentali anche notevoli. Nella donna nasce il problema
della decadenza fisica. Voi sapete come ci sono delle donne, che per mantenere
l’efficienza fisica non badano a spese. E sapete quanta gente c’è che mangia su
questo!
L’appoggio sul corpo porta dei problemi mentali: se uno ha
una malattia, se uno sente qualcosa che non va, può avere una reazione
sproporzionata, nevrotica. Magari a 50 anni comincia a fare sport per
riprendere quell’efficienza.
La donna che si dà a tutte le cure a non finire perché vuole mantenere quella bellezza e così via. La psicologia è piena di problemi familiari perché la figlia diventa sempre più bella e intanto la madre declina, e allora vengono fuori problemi di relazione che sono basati sul corpo. Diventano problemi mentali per via di questo appoggio sul corpo.
C’è ancora un elemento nei confronti di sé: una umiliazione che
io sento. Se io ho questo appoggio sul corpo, nella malattia mi sento
umiliato,
mi sento tradito. Nella nostra cultura c’è molto l’idea del corpo come
uno
schiavo che deve fare quello che io voglio: deve apparire quello che io
voglio, deve rendere quello che io voglio, in campo ginnico, in campo
sessuale, in
campo estetico; in tutti i campi “io decido e lui deve fare quello che
io ho
deciso”. E questo rapporto col corpo, crea dei problemi mentali, perché
il
corpo fa quel che può.
La malattia fisica si può trasformare in una
malattia mentale se, ad esempio, io non la accetto.
Io
non accetto che mi sia venuta quella malattia, quindi tiro fuori delle
resistenze, mi creo dei problemi, riduco la mia efficienza mentale
psichica per colpa di una malattia fisica.
(cfr Associazione Chicercatrova, prof. don
Ezio Risatti, 11 settembre 2013)
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